FISCO E PREVIDENZA

RIFORMA PENSIONI 2021

Il tema previdenziale è complesso, coinvolge le politiche di bilancio, le politiche del lavoro, ma soprattutto il futuro dei cittadini italiani, giovani e meno giovani. Questa complessità ci impone quindi di agire con lungimiranza varando una riforma che riporti equità sociale nel sistema. Per troppo tempo la previdenza è stata vista solo come una spesa o, peggio, come una cassa alla quale attingere per far quadrare i conti del bilancio dello Stato. La riforma Monti Fornero è stata forse l’intervento più eclatante in tal senso, ma non l’unico. Per il sindacato è il momento di invertire la rotta, di cambiare atteggiamento sulle pensioni, bisogna vederle per quello che sono: un diritto dei lavoratori e un investimento sociale per lo stato.

Affinchè si inverta questa rotta, Stiamo quindi chiedendo con forza che venga ripreso il confronto tra Governo e sindacati per progettare una vera riforma del sistema previdenziale che parta dalla reintroduzione di una piena flessibilità di accesso che si articoli su due canali paralleli o con il criterio anagrafico fissando intorno ai 62 anni di età l’età di accesso alla pensione, come mediamente avviene in Europa, o con il solo requisito contributivo, stabilendo che 41 anni di contributi versati sono sufficienti per accedere alla pensione.

Preliminare per questo processo di riforma sarà proprio il lavoro delle due commissioni istituzionali che hanno il compito di valutare l’usura e la gravosità delle differenti mansioni e separare la spesa assistenziale da quella previdenziale. Separare assistenza e previdenza non è solo un fatto contabile, ma una necessità per valutare con attenzione e precisione qual è l’impatto delle singole misure troppo spesso i numeri sulla previdenza sono stati usati in modo arbitrario per giustificare tagli o inasprimenti del sistema, allo stesso tempo, è necessario modificare il modo in cui questi dati vengono rappresentati in Europa, dimostrando che la nostra spesa pensionistica è perfettamente in linea con la media europea. Altrettanto impor- tante è valutare la diversa gravosità dei lavori così da poter agire sul sistema differenziando l’accesso alla pensione in relazione al rischio e l’usura, perché è un fatto che i lavori non sono tutti uguali non possiamo quindi avere un sistema che ponga una misura unica per tutti. I lavori di questa commissione dovranno darci un metodo scientifico per ampliare le categorie di lavori gravosi e usuranti, superando anche le difficoltà tecniche che finora hanno depotenziato le misure esistenti.

Mentre, per prevenire il rischio di pensioni “povere” molto alto nel sistema contributivo, è necessario sostenere la previdenza complementare. In Italia abbiamo uno dei sistemi migliori a livello europeo eppure le adesioni stentano a decollare proprio tra i giovani e tra le lavoratrici, soprattutto nella piccola e media impresa. Per questo chiediamo un concreto sostegno da parte del Governo con l’avvio di un nuovo semestre di silenzio assenso che sia accompagnato da un’importante campagna istituzionale di informazione. Interventi articolati che necessitano di un confronto serio e di ampio respiro, per questo come sindacati ci impegneremo affinché il tema previdenziale deve quindi tornare al centro del dibattito politico.

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