EMERGENZA COVID: EFFETTI DEVASTANTI SUI SALARI

IN SOLI 2 MESI BUSTE PAGA ALLEGGERITE DI 4,8 MILIARDI DI EURO NETTI

4,8 miliardi di euro: è quanto manca nelle tasche dei lavoratori dipendenti, al netto dell’IRPEF nazionale e delle addizionali regionali e comunali che, a causa del COVID – 19, sono stati posti in cassa integrazione nei mesi di aprile e maggio (2,5 miliardi di euro netti nel mese di aprile e 2,3 miliardi di euro netti nel mese di maggio). Alla Lombardia il primato della maggior perdita delle retribuzioni nette, pari al 25% del totale nazionale (1,2 miliardi di euro), seguita dal Veneto dove i cassaintegrati perdono oltre 608 milioni di euro netti, dall’Emilia Romagna (491 milioni di euro netti) e dal Piemonte (418 milioni di euro netti). È quanto emerge da un’analisi condotta dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della UIL che ha elaborato i dati Inps delle ore autorizzate di integrazione salariale su cui sono state condotte le simulazioni.
Ma quanto incide questa perdita sulle singole retribuzioni mensili dei dipendenti? Tra riduzione dello stipendio e mancati ratei della 13° e della 14°, in due mesi le buste paga si sono alleggerite mediamente dal 18% al 37%, a seconda del reddito. A fronte di circa 1,7 miliardi di ore di cassa integrazione, autorizzate nei mesi di aprile e maggio (rispettivamente 835 e 849 milioni di ore), numeri mai raggiunti in precedenza ed in così breve tempo, gli 8,4 milioni di beneficiari hanno perso, mediamente, 569 euro procapite nel bimestre. Se consideriamo i beneficiari in cassa integrazione a “zero ore” che corrispondono ad una platea di 5 milioni di dipendenti, la mancata retribuzione corrisponde a 966 euro netti medi pro-capite nel bimestre. Nella riforma degli ammortizzatori sociali, occorre tenere ben presente il tema della revisione dei tetti massimi del sussidio della cassa integrazione e la loro rivalutazione, fissati oggi per legge a 998,18 euro lordi mensili per retribuzioni inferiori o pari a 2.159,48 e a 1.199,72 per retribuzioni superiori a 2.159,48. Infatti, se consideriamo un di- pendente a tempo pieno con una retribuzione annua netta di 17.285 euro (1.440 euro mensili) posto in cassa integrazione a zero ore per due mesi, la perdita, tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di 13° e 14°, ammonterebbe a 889 euro netti (444 euro mensili).
A giudizio della UILM, la rivalutazione dei sussidi, dovrebbe essere ancorata agli aumenti contrattuali e non soltanto al tasso di inflazione annua che, come noto, negli ultimi anni ha registrato indici pressoché pari allo zero.

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