IL MERCATO MONDIALE DELL’ACCIAIO

CON GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA COVID-19 SI TORNA SOPRA IL LIVELLO DEL 2019?

Il 2020 avrebbe dovuto essere un anno «poco dinamico». Queste erano le previsioni della World Steel Association (associazione globale dei produttori siderurgici), messe nero su bianco nell’ottobre del 2019.

Queste previsioni, però, sono state «completamente distrutte» dalla realtà: la pandemia di Covid-19, che da oltre 10 mesi sta condizionando il modo di vivere e l’economia globale, ha portato ad una riduzione del consumo di acciaio a livello mondiale del 2,4%, contro una previ- sione di +1,7%. Entrando nel dettaglio, si nota una netta spaccatura tra la Cina e il resto del mondo. Nonostante l’epidemia si sia sviluppata nel Paese asiatico, quest’anno Pechino ha fatto registrare un aumento della domanda di prodotti siderurgici dell’8,0% rispetto al 2019, arrivando a 980,1 milioni di tonnellate, per una quota di mercato del 56%, contro il 51% del 2019. Nel resto del globo, invece, la siderurgia ha arrancato, con una contrazione dei volumi del 13,3% rispetto ai 12 mesi precedenti. Il calo, espresso in volumi, è stato di 114,2 milioni di tonnellate ed è stato molto omogeneo.

La divisione tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati, con i primi che tradizionalmente hanno performance nettamente migliori ai secondi, è infatti caduta: le economie evolute hanno subito una contrazione della richiesta molto simile a quella delle economie in via di sviluppo (-14,4% contro -12,3%). Per il 2021, invece, le previsioni sono di tutt’altro segno. La World Steel Association, infatti, si aspetta un deciso recupero rispetto all’anno che sta per concludersi, con un incremento della richiesta di acciaio del 4,1% ed un volume totale di 1,795 miliardi di tonnellate, un livello superiore a quello del 2019 (1,767 miliardi di tonnellate).

I calcoli dell’associazione si basano sull’assunto che «nonostante l’attuale ripresa dei contagi in molte parti del mondo, non ci sarà la ripetizione dei lockdown nazionali, ma verranno prese misure più circoscritte e mirate per contenere la seconda ondata».

Analizzando i dati più in profondità, si nota per l’anno prossimo ancora una netta divisione tra Cina e resto del mondo. Ma stavolta di segno opposto: Pechino dovrebbe mantenere i livelli di consumo del 2020, senza ulteriori crescite, mentre i restanti Paesi globali aumenteranno il consumo del 9,4%. Tra questi, le economie sviluppate faranno registrare un tasso di crescita del 7,9% e quelle in via di sviluppo del 10,6%. Commentando questi dati, la World Steel Association sottoli- nea che in Cina nel 2021 «la domanda di acciaio rimarrà piatta a causa di due forze.

La prima è il supporto del settore delle infrastrutture e delle costruzioni, che continuerà ma po- trebbe essere raffreddato dal governo se l’economia recupererà appieno il terreno perso per la pandemia. Il secondo è il limitato rimbalzo del manifatturiero». Per i Paesi sviluppati, e l’Europa in particolare, «il negativo impatto economico del Covid-19 è stato addolcito dagli interventi dei governi per il rafforzamento degli ammortizzatori sociali e dagli stimoli fiscali introdotti.

La ripresa post-lockdown è più forte delle previsioni, ma la decisa contrazione dei maggiori settori utilizzatori di acciaio, specialmente l’automotive, ha contribuito ad un calo a doppia cifra nel 2020». Per quanto concerne i settori utilizzatori, l’associazione rileva che «in generale soffrono meno e stanno recuperando più velocemente rispetto al settore alberghiero, dei trasporti aerei e dell’intrattenimento». In particolare, «l’edilizia sono più resilienti al Covid-19 grazie alla scelta di molti governi di implementare progetti di grandi opere infrastrutturali», mentre l’automotive «ha sofferto conseguenze drammatiche» e la costruzione di macchine industriali «è stata fortemente colpita dall’interruzione della supply chain e dal calo degli ordini durante il lockdown». Il nostro Paese è stato uno dei più colpiti dalla pandemia a livello mondiale sia dal punto di vista sanitario sia dal punto di vista economico.

Per quanto concerne la siderurgia, l’Italia è, tra i top ten dei consumatori globali, quello che paga la tassa più salata: nel 2020 la contrazione della domanda è del 21,5% rispetto all’anno precedente. I consumi, quindi, saranno pari a 19,6 milioni di tonnellate, oltre 5 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2019. Se i dati saranno confermati, il nostro Paese scenderà dal nono al decimo posto globale, superato dal Messico (21,3 milioni di tonnellate). Nel 2021, invece, ci sarà un recupero dell’Italia del 15,6% e un ritorno a 22,7 milioni di tonnellate di consumo. (fonte siderweb)

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