BACHECA CONFEDERALE

AREA DI CRISI “ULTRACOMPLESSA” QUELLA IONICA. APPELLO DEI SINDACATI ALLA MOBILITAZIONE

DALLA SANITA ‘ ALL’ ECONOMIA PASSANDO PER IL LAVORO E LA CONDIZIONE DEI GIOVANI. CONDIZIONE DEL TERRITORIO SURREALE

Questa la sintesi giunta al termine dei lavori di un Attivo molto partecipato, svolto “a distanza”, organizzato dalle Confederazioni ioniche CGIL CISL UIL con il quadro sindacale dirigente del territorio

Il sistema economico – produttivo locale, anche a causa della drammatica crisi epidemiologica in atto, flette pericolosamente e si infrange su nuove, gravi, criticità.
Alla mai risolta questione siderurgica, che smarrisce finanche le poche certezze contenute nell’Accordo Governo – Mittal del 10 dicembre scorso, si affianca, ora, il definitivo crollo del tessile che, prima con gli stabilimenti di Miroglio, ora con le Tessiture Albini di Mottola, perde definitivamente la sua dimensione industriale.
Entra in fibrillazione finanche l’asset di più alto livello tecnologico dell’intera provincia, quello dell’aerospazio dello stabilimento Leonardo di Grottaglie con i suoi duemila addetti.
Stagnano i settori emergenti della logistica e della Portualità che, ad un anno dall’insediamento del nuovo terminalista (i turchi di Ylport), sono ancora alle prese con le operazioni di rifunzionalizzazione dello scalo ionico, mentre continua a stentare la ripresa dei traffici.
Dopo un periodo di intensa attività, che per la parte riferita al partenariato sociale non ha mai superato il livello dell’informativa, si blocca del tutto l’operatività del CIS che aveva avviato diverse iniziative anche in ambito imprenditoriale (Ferretti, Philip Morris), la cui progettualità è ancora allo stato iniziale. Dallo stesso ambito, si rileva lo stallo delle opere di bonifica che vede concludersi drammaticamente anche la breve stagione degli interventi leggeri condotti dalle maestranze della Società partecipata del Comune di Taranto, Infrataras.
I suoi centrotrenta addetti toccano con mano lo spettro di una nuova disoccupazione senza prospettive. A completare il quadro, giungono disarmanti, le notizie del de-finanziamento, ad opera della Giunta Regionale pugliese, di una delle poche opere infrastrutturali dell’intera provincia ionica: la strada Talsano-Avetrana.
Anche l’asset del turismo ne viene ulteriormente pregiudicato oltre i gravissimi limiti che già incidono sui sistemi di collegamento (aeroportuali, ferroviari e stradali). In questo contesto, vanno ad aggiungersi quelle attività, a partire dal commercio, toccato in tutte le sue dimensioni, da quelle macro dimensionate (Auchan) alle altre medio-piccole, che risentono maggiormente della situazione economica complessivamente deficitaria.
Delle oltre sessanta crisi aziendali censite e seguite dalla Task-Force regionale poco meno della metà riguardano la provincia di Taranto, senza valutare la dimensione economica e occupazionale delle stesse.
Ad una crisi economica dai tratti evidentemente endemici, si affianca un preoccupante vuoto della politica, a tutti i livelli, oltre all’assenza di alcuni importanti presidi istituzionali e associativi recentemente andati in sofferenza.
L’unificazione delle Camere di Commercio di Taranto e Brindisi priva le stesse del livello di rappresentanza a causa della mancata nomina del commissario-traghettatore. L’immediato riverbero sotto il profilo economico lo si è avuto con l’ulteriore stop imposto all’investimento previsto dal progetto Agromed su Castellaneta dopo che la magistratura aveva dissequestrato gli impianti ex Miroglio.
Una situazione di tale complessità necessita di un approccio fortemente innovativo improntato al dialogo e al confronto tra tutti gli attori istituzionali, politici e della compagine economica e sociale, individuando opportunamente i luoghi a ciò deputati.
Le ultime vicende legate al Tavolo Istituzionale Permanente (TIP), che ha subito un’involuzione dirigista, hanno privato l’intero territorio dell’unica sede di condivisione delle scelte che aveva operato sin dal 2015.
Ad oggi, rileva negativamente l’aver disgiunto la trattazione delle crisi aziendali dalle politiche sullo sviluppo che, in assenza di un livello provinciale in grado di effettuare un lavoro di sintesi, si traduce in un mero spostamento delle stesse sul livello regionale.
Questa situazione rischia di determinare un disordine metodologico suscettibile di sconfinare nella logica asfittica dei “compartimenti stagni” che frammentano le problematiche e disconnettono le due fasi (gestione delle crisi e sviluppo), affidandole ad interlocutori diversi.
Occorre invertire rapidamente il percorso sin qui seguito, a partire dalla costituzione di un tavolo di sviluppo e di rilancio del territorio, di carattere politico, in grado di presidiare, monitorandole puntualmente, le diverse emergenze economiche e occupazionali, stabilendo i giusti raccordi in grado di azionare i meccanismi di collegamento tra i bacini di crisi e gli asset prospettici (investimenti). In tale ottica, acquisisce maggiore pregnanza il ruolo della Task-Force regionale nella trattazione degli aspetti vertenziali che, ad oggi, soffrono della mancanza della necessaria fase preparatoria (proposizione qualificata). Nel compimento di questa complessa attività vanno strutturati ampi percorsi di riqualificazione delle maestranze che giacciono da tempo immemore ai margini delle realtà produttive, vivendo stabilmente la condizione precaria di lavoratori assistiti senza una prospettiva credibile di ricollocazione.
Un contesto questo che deve essere radicalmente mutato per evitare che la grande opportunità costituita dai fondi del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza (PNRR) impatti negativamente su un quadro politico refrattario a cogliere le aspettative della comunità ionica. Ad oggi, si rileva l’assenza di una proposta specifica in grado di cogliere le esigenze del territorio. Quanto sta avvenendo a proposito dei porti e della logistica rappresenta la traduzione in atti delle nostre preoccupazioni. Sul livello locale si deve stabilire un’interlocuzione diretta e continua con le stazioni appaltanti pubbliche (Enti Locali, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Azienda Sanitaria Locale etc.) e private al fine di ottimizzare i riverberi occupazionali di ogni investimento con un’attenzione particolare rivolta ai giovani.
Discorso a sé meritano le situazioni sanitarie e socio-sanitarie, acuite a dismisura dalla pandemia in atto, che devono vedere implementati i momenti di confronto (cabina di regia con la ASL) anche al fine di favorire l’evoluzione di una sanità territoriale da ripensare e da riprogrammare totalmente. Valutazione analoga merita la politica scolastica con le rilevanti implicazioni sociali determinate dalla pandemia, al fine di porre le condizioni per un rientro “in sicurezza” degli studenti tra i banchi (trasporto pubblico locale, presidi sanitari per ogni sede scolastica, DPI per tutti gli operatori), oltre alla rivisitazione della rete dei presidi pre-scolastici (asili nido, sezioni primavera, pre-scuola) che, risiedono tutti, in una programmazione di interventi di competenza dell’Ente Locale. L’iniziativa odierna si colloca in una prima fase di confronto serrato tra tutte le componenti del mondo sindacale ionico da intrattenere con tutte le Federazioni di Categoria, a cui ne seguiranno altre più dirette, tese a rivendicare un deciso cambio di passo che preveda la realizzazione di un ampio ed articolato processo di reindustrializzazione dell’area ionica in chiave di piena e totale sostenibilità ambientale. Un percorso, opportunamente cadenzato, da esaurire rapidamente per avviare azioni incisive a sostegno delle singole vertenze sorrette da una proposizione specifica, ritagliata sui singoli ambiti, e sostenute dalla mobilitazione dei lavoratori.

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